Il profumo, Patrick Suskind
- Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell'apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l'aria che respiriamo penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente, non c'è modo di opporvisi.
City, Alessandro Baricco
- Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte, se solo ti avessero insegnato, piuttosto, a essere felice rimanendo immobile. Tutte quelle storie sulla tua strada. Trovare la tua strada. Andare per la tua strada. Magari invece siamo fatti per vivere in una piazza, o in un giardino pubblico, fermi lì, a far passare la vita, magari siamo un crocicchio, il mondo ha bisogno che stiamo fermi, sarebbe un disastro se solo ce ne andassimo, a un certo punto, per la nostra strada, quale strada? Sono gli altri le strade, io sono una piazza, non porto in nessun posto, io sono un posto.
Discorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini, Jean-Jacques Rousseau
- Il primo che, avendo cinto un terreno, pensò di affermare: questo è mio, e trovò persone abbastanza semplici per crederlo, fu il vero fondatore della società civile.
I dolori del giovane Werther, Johann Wolfgang von Goethe
- Ah, chiunque può sapere quello che io so.. mai il mio cuore l'ho soltanto io.
- E' vero, sono solo un viandante, un pellegrino su questa terra! Perché voi siete forse diversi?
La coscienza di Zeno, Italo Svevo
- Bastava ricordare tutto quello che noi uomini dalla vita si è aspettato, per vederla tanto strana da arrivare alla conclusione che forse l'uomo vi è stato messo dentro per errore e che non vi appartiene.
- Per gli uomini era difficile di intendere quello che le donne volevano anche perché esse stesse talvolta lo ignoravano.
- La vita somiglia un poco alla malattia come procede per crisi e lisi ed ha i giornalieri miglioramenti e peggioramenti. A differenza delle altre malattie la vita è sempre mortale. Non sopporta cure.
I Malavoglia, Giovanni Verga
- Anch'io allora non sapevo nulla, e qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo andarmene.
- Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai fariglioni, perché il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole [..]
Novelle rusticane, Giovanni Verga
- Questa è una ingiustizia di Dio, che dopo essersi logorata la vita ad acquistare della roba, quando arrivate ad averla, che ne vorreste ancora dovete lasciarla!
Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde
- [..] anche il ricordo della gioia, infatti, possiede una sua amarezza e quello del piacere una sua pena.
Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf
- Non si può pensare bene, amare bene,dormire bene, se non si è cenato bene.
Il giorno della civetta, Leonardo Sciascia
- E pure era la legge, quanto la morte paurosa; non, per il confidente, la legge che nasce dalla ragion ed è ragione, ma la legge di un uomo, che nasce dai pensieri e dagli umori di quest'uomo, dal graffio che si può fare sbarbandosi o dal buon caffè che ha bevuto, l'assoluta irrazionalità della legge, ad ogni momento creata da colui che comanda, dalla guardia municipale o dal maresciallo, dal questore o dal giudice; da chi ha la forza, insomma. Che la legge fosse immutabilmente scritta ed uguale per tutti, il confidente non aveva mai creduto, né poteva: tra i ricchi e i poveri, tra i sapienti e gli ignoranti, c'erano gli uomini della legge; e potevano, questi uomini, allungare da una parte sola il braccio dell'arbitrio, l'altra parte dovevano proteggere e difendere. Un filo spinato, un muro.
- Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuol fare sul serio.
Il piccolo principe, Antoine de Saint-Exupéry
- "Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte!" E più tardi ha soggiunto: "Sai...quando si è molto tristi si amano i tramonti..." "Il giorno delle quarantatré volte eri tanto triste?"
- "Se ordinassi", diceva abitualmente, "se ordinassi a un generale di trasformarsi in un uccello marino, e se il generale non ubbidisse, non sarebbe colpa del generale. Sarebbe colpa mia."
- "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzino. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
- "Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."
- "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità!"
- "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."
- "Solo i bambini sanno quello che cercano."
- "Sì", dissi al piccolo principe, "che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto, quello che fa la loro bellezza è invisibile."
- Non rispondeva mai alle domande, ma quando si arrossisce vuol dire "sì", non è vero?
La signora Dalloway, Virginia Woolf
- Qualunque cosa intraprendesse, lo faceva sempre allo stesso modo ragionevole, pratico; senza un brivido di immaginazione, senza una scintilla di genialità, ma con la inspiegabile precisione della sua razza.
- Piuttosto avrebbe preferito essere come Richard che faceva le cose per le cose stesse, mentre, pensò, aspettando di attraversare la strada, per la metà del tempo lei non faceva le cose semplicemente per le cose stesse, ma perché la gente pensasse questo o quello; perfetta idiozia lo sapevo (ora il vigile aveva alzato la mano), perché nessuno ci cadeva nemmeno per un attimo.
- Allora (lei l'aveva provato quella mattina) ecco il terrore; il senso di un'incapacità schiacciante, i genitori che ci mettono in mano la vita, questa vita, perché la viviamo fino in fondo, e l'attraversiamo con serenità, ma nel fondo del cuore lei covava una paura tremenda. Anche ora, spesso se non c'era Richard lì a leggere il Times, e lei non poteva accoccolarsi come un uccello e pian piano riprendersi, e sfregando bastoncino su bastoncino, una cosa con l'altra, ravvivare così la fiamma di quel piacere incommensurabile, sarebbe già morta. Lei s'era salvata. Ma quell'uomo s'era ucciso.
- Perché alla fine era arrivata a pensare che quello che si sente è l'unica cosa che valeva la pena di dire. L'intelligenze era una sciocchezza. Si deve dire soltanto ciò che si sente.
- Aveva letto una commedia meravigliosa dove c'era un uomo che scriveva sui muri della prigione; e lei aveva capito che era così la vita- si scrive sui muri della prigione.
- "Vengo," disse Peter, ma rimase seduto un altro momento. Che cos'è questo terrore? che cos'è quest'estasi? pensò tra di sé. Che cos'è che mi riempie di una tale straordinaria emozione? E' Clarissa, disse. Perché, eccola, era lì.
Addio alle armi, Ernest Hemingway
- Il fatto che il libro fosse tragico non mi rendeva infelice perché ero convinto che la vite è una tragedia e sapevo che può avere soltanto una fine.
- Lui aveva sempre saputo ciò che io non sapevo e che, quando lo imparavo, riuscivo sempre a dimenticare. Ma non lo sapevo allora, anche se più tardi l'ho imparato.
- "La gente lo fa. Si amano e si fraintendono di proposito e bisticciano e poi d'improvviso non sono la stessa cosa." "Noi non bisticceremo." "Non dobbiamo farlo. Perché ci siamo solo noi due e nel mondo ci sono tutti gli altri. Se succede qualcosa fra noi siamo finiti e vincono gli altri." "Non vinceranno" dissi. "Perché tu sei coraggiosa. Non capita mai niente ai coraggiosi." "Muoiono, naturalmente." "Ma una volta sola." "Non lo so. Chi lo ha detto?" "Il codardo muore mille morti, il coraggioso una morte sola?" "Sì. Chi lo ha detto?" "Non lo so." "Probabilmente era un vigliacco" disse. "Sapeva molte cose suo vigliacchi, ma non sapeva niente sui coraggiosi. Un coraggioso muore magri duemila morti se è intelligente. Si limita a non parlarne."
- Se la gente porta tanto coraggio in questo mondo, il mondo deve ucciderla per spezzarla, così naturalmente la uccide. Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molto buoni e i molto gentili e i molto coraggiosi. Se non siete fra questi potete esser certi che ucciderà anche voi, ma non avrà una particolare premura.
- Questo si faceva. Si moriva. Non si sapeva di cosa si trattasse. Non si aveva mai il tempo di imparare. si veniva gettati dentro e si sentivano le regole e la prima volta che acchiappavano in fallo vi uccidevano. Oppure vi uccidevano gratuitamente come Ajmo. O vi davano la sifilide come a Rinaldi. Ma alla fine vi uccidevano. Ci si poteva contare. Girateci intorno e vi uccidono.
La fine del mondo storto, Mauro Corona
- Non c'è niente da fare, l'uomo è un cane che si mangia la coda. Gira in cerchio fino a consumarsi. A questo punto è inutile tirarla lunga, è già chiaro quel che succederà. Un po' alla volta, tutto tornerà come prima, prima della morte bianca e nera. E sarà il principio di un'altra fine. Finché l'uomo non sparirà dal pianeta, farà di tutto, e ce la metterà tutta, per farsi male e per star male. Poi si estinguerà. Ma sarà colpa sua. L'uomo sarà l'unico essere vivente ad autoestinguersi per imbecillità.
- Forse per questo, ora che la catastrofe planetaria mena la falce, i poveri usano banche e locali esclusivi come latrine. E' una forma di vendetta, una scelta ragionata tutt'altro che inconscia. Come a dire che denaro, ricchezza e lussi alla fine verranno sepolti dalla merda.
Novecento. Un monologo, Alessandro Baricco
- Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio. Non sono pazzo, fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c'entra la pazzia. È genio, quello. È geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli, ma non ci son riuscito. Allora li ho incantati. E a uno a uno li ho lasciati dietro di me. Geometria. Un lavoro perfetto.
- Il mondo, magari non lo aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave: ed erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l'anima.
- A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'é una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'é che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave". Ci rimasi secco.
- Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla.
Fiesta, Ernest Hamingway
- Ma forse non era vero. Forse, man mano che andavi avanti, imparavi realmente qualcosa. Non mi importava che cosa fosse il mondo. Volevo soltanto sapere come viverci. Forse, se scoprivi come viverci, imparavi anche che cos'era.
- La fiesta era proprio cominciata. Sarebbe durata, giorno e notte, per una settimana. Sarebbero continuate le danze, sarebbe continuato il bere, non sarebbe cessato il rumore. Le cose che accaddero potevano accadere solo durante una fiesta. Alla fine tutto divenne irreale e sembrava che niente potesse avere conseguenze. Sembrava fuori luogo pensare alle conseguenze durante la fiesta. Per tutta la sia durata, avevi la sensazione, anche nei momenti di silenzio, di dover sempre urlare per farti udire. Era la stessa sensazione che provi durante un combattimento. Era una fiesta, e durò sette giorni.
- Dava un certo conforto essere in un paese dove è così semplice rendere felice una persona. Non puoi mai sapere se un cameriere spagnolo ti dirà grazie. Ma in Francia ogni cosa ha chiaramente una base finanziaria. E' il paese dove è più semplice vivere. Nessuno complica le cose diventando amico tuo per qualche oscura ragione. Se vuoi essere simpatico alla gente, sevi soltanto spendere un po' di soldi. Io spesi un po' di soldi e il cameriere mi prese in simpatia. Apprezzò le mie nobili qualità. Sarebbe stato felice di rivedermi. Un giorno o l'altro sarei tornato lì a cene e lui sarebbe stato felice di vedermi e mi avrebbe voluto a uno dei suoi tavolo. E la sua simpatia sarebbe stata sincera perché avrebbe avuto una base solida. Ero di nuovo in Francia.
- Poiché non alzava il capo per chieder se era piaciuto, faceva tutto interiormente per sé, e questo gli dava forza, eppure lo faceva anche per lei. Ma non lo fece per lei a scapito di sé stesso. Grazie a questo vinse tutto il pomeriggio.
- "No. Non lo faccia. I tori sono i miei migliori amici." Tradussi per Brett. "Lei uccide i suoi amici?" gli domandò. "Sempre" disse lui in inglese, e rise. "Così non uccidono me."
L'Ombra del Vento, Carlos Ruiz Zafón
- Sono cresciuto tra i libri, in compagnia di amici immaginari che popolavano pagine consunte, con un profumo tutto particolare.
- Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e l'anima di coloro che l'hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l'abbia creato. Ti posso solo ripetere quello che mi disse mio padre: quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro si perde nell'oblio, noi, custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai. Ognuno di questi libri è stato il miglior amico di qualcuno.
- Un giorno sentii dire da un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli davvero il cuore. L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale - non importa quanti altri libri leggeremo, quanti mondi scopriremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo - prima o poi faremo ritorno. Per me, quel libro sarà sempre il romanzo che avevo salvato dagli oscuri corridoi del Cimitero dei Libri Dimenticati.
- Non esistono lingue morte ma solo cervelli in letargo.
Il Gioco dell'Angelo, Carlor Ruiz Zafón
- Le cose, dissi fra me, andavano per il meglio. Forse per questo, perché mi sembrava finalmente di uscire dal tunnel, feci quello che ho sempre fatto ogni volta che la mia vita si è incamminata su una buona strada: rovinare tutto.
- "Non mi faccia il pudico, siamo tra gentiluomini e si sa che noi maschi siamo l'anello perduto tra il pirata e il maiale."
- Le interessano le stesse cose che a lei. I libri, la letteratura, l'odore di questi tesori che ha qui e la promessa di passione e avventura dei romanzi popolari. Le interessa sconfiggere la solitudine e non perdere tempo a capire che in questo schifo di mondo niente vale un centesimo se non abbiamo qualcuno con cui condividerlo. Già sa l'essenziale. Il resto lo impara e se lo gode strada facendo.
- La giustizia è un artificio della prospettiva, non un valore universale.
- Il silenzio fa sembrare saggi perfino gli stupidi, per un minuto.
Omero, Iliade, Alessandro Baricco
- E' un dolore tremendo che colpisce nel cuore quando un potente, grazie al suo potere, ruba a un uomo ciò che gli spetta.
- Quando i nostri posarono il corpo di Patroclo su una lettiga, al sicuro, Achille si avvicinò. Posò le mani sul petto del suo amato, con dolcezza, quelle mani abituate ad uccidere, gliele posò sul petto, e si mise a gemere, senza tregua, come un leone a cui, nel cuore della foresta, un cacciatore abbia rapito i cuccioli.
- Non mi importa nulla di doni e banchetti, adesso. Io voglio sangue, e stragi, e lamenti.
- Noi combattevamo con in mano delle armi: quell'uomo stava scendendo in battaglia stringendo in pugno il mondo.
I tre moschettieri, Alexandre Dumas
- La vita è un rosario di piccole miserie, che il filosofo sgrana ridendo. Siate filosofi con me, signori: mettetevi a tavola e beviamo: l'avvenire non sembra mai così roseo, come quando lo si guarda attraverso un bicchiere di chambertin.
Ascolta la mia voce, Susanna Tamaro
- Non quiete del sonno, ma della breve morte: quando il dolore è eccessivo, bisogna morire un po' per andare avanti.
- Con i libri si capisce meglio la vita.
- Nessun essere umano desidera venire al mondo. Un bel giorno senza esser stati interpellati ci troviamo buttati sul palcoscenico, alcuni di noi ottengono la parte del protagonista, altri sono semplici comparse, altri ancora escono di scena prima della fine dell'atto o preferiscono scendere e godersi lo spettacolo dalla platea - ridere, piangere o annoiarsi, secondo il programma del giorno. Malgrado questa palese violenza, una volta nato, nessuno vuole andarsene. Mi sembrava un paradosso: non chiedo di venire al mondo ma, una volta qui, non voglio più andarmene.
- Mi vergognavo di pronunciare quel nome, mi sembrava una specie di tradimento nei tuoi confronti: fino a quel giorno avevo ripetuto "nonna" ed ora, a un tratto, volevo dire soltanto "mamma".
- La sera comunque, nel letto, ho pensato che in fondo la Madonna è l'emblema della donna dei tempi andati, la più sfruttata, perché ha avuto un figlio senza neanche godersi il rapporto, le è bastato guardare lo Spirito Santo negli occhi per restare fregata e da quasi due millenni si trascina con quella espressione imbambolata. Così, al mattino, prima di partire, le ho fatto un piacere e nel presepe, al suo posto, vicino a san Giuseppe ho lasciato un bigliettino con sopra scritto "arrangiati" poi ho preso la statuina e l'ho portata con me a prendere un po' d'aria.
- Non c'è detective o scienziato che regga davanti al talento inquisitore di un bambino in cerca di motivi validi per ammirare chi lo ha messo al mondo.
La ragazza che giocava con il fuoco, Stieg Larsson
- "Di solito alla gente non importa un fico secco di me." "Balle" rispose Armanskij. "Sei tu che hai un problema e tratti quelli che effettivamente cercano di esserti amici come delle merde. Tutto qui."
L'uomo che guardava passare i treni, Geroge Simenon
- Avrò dimostrato in tal modo che con la sua sola intelligenza un uomo, semplice impiegato finché si era attenuto alle regole del gioco, può ambire a una qualunque posizione non appena riprenda possesso della propria libertà.
Un altro giro di giostra, Tiziano Terzani
- Se volevo aiutare il mio corpo dovevo bere molti infusi d'erbe, evitare il latte perché troppo grasso e accontentarmi di quello di soia. Potevo mangiare yogurt magro e tanta frutta. Se insistevo a essere vegetariano, come ero diventato per osmosi vivendo in India, che mangiassi allora tante noci, pinoli, mandorle e semi - ottimi quelli di zucca e quelli di girasole - purché non fossero troppo salati. "Faccia in modo che i suoi piatti siano coloratissimi, metta assieme verdure rosse, gialle, verdi, nere. Mangi tanti broccoli, porri e aglio a volontà. Due o tre volte al giorno si faccia dei frullati e metta dentro di tutto: carote, mele, spinaci e tutti i frutti di bosco che trova, specie i mirtilli. Mi raccomando: delle arance e dei pompelmi mangi anche la parte bianca. Tutto ciò che è fibra fa bene al suo caso e serve a regolare l'intestino", mi disse e io, come fossi stato ancora il me-giornalista, prendevo appunti.
- Per questo l'arte, quella vera, quella che viene dall'anima, è così importante nella nostra vita. L'arte ci consola, ci solleva, l'arte ci orienta. L'arte ci cura. Non non siamo solo quel che mangiamo e l'aria che respiriamo. Siamo anche le storie che abbiamo sentito, le favole con cui ci hanno addormentati da bambini, i libri che abbiamo letto, la musica che abbiamo ascoltato e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato.
- Mi venne da dire una delle mie solite cattiverie sulla malriposta arroganza di certi funzionari dello Stato e delle loro consorti che, invece di usare di sé per rappresentare i loro paesi, usano dei loro paesi per rappresentare se stessi.
- "Se l'uomo sbagliato usa i mezzi giusti, i mezzi giusti agiscono in modo sbagliato"
- [...] c'era la convinzione che la nostra vita è una continua costrizione, che ci muoviamo costantemente entro i limiti stretti di ciò che è scontato, lecito, decente; e che in fondo sul palcoscenico della società recitiamo solo delle parti, finendo per giunta col credere di essere i personaggi della commedia e non gli attori.
- Il punto importante - diceva il Swami - è che l'onda non ha bisogno di diventare l'oceano, deve solo rendersi conto di essere l'oceano. Si è quello che si è. Non c'è da cambiare, c'è semplicemente da capire chi si è.
- A chi gli chiese se era possibile arrivare a una vita senza problemi rispose che non c'è vita senza problemi: il gioco è così. Chi vuole una vita senza problemi è come quel contadino che va per la prima volta a una partita di calcio e si arrabbia con l'arbitro perché ha dato ai ventidue giocatori un solo pallone e quelli sono costretti a corrergli sempre dietro. "Ma questa è la regola del gioco. E così è la vita. Sena problemi non ci sarebbe gioia. I problemi sono la molla della ricerca spirituale", aggiunse. "Se uno non si sentisse misero e limitato, non si chiederebbe cosa fare. L'uomo diventa adulto e matura nel conflitto. Una vacca no. La vacca diventa adulta, ma non matura."
- Soprattutto mi piaceva che nella visione vedantica non ci fosse il concetto del peccato - tanto meno di uno originale - per cui non esistono i peccatori. I desideri? Non sono riprovevoli, sono parte della vita.
- "Ci sono due modi di farsi ingannare: uno è credere in qualcosa che non è vero; l'altro è non credere in qualcosa che è vero".
- [...] se la biodiversità è necessari alla vita della terra, la diversità culturale è indispensabile alla salute psichica dell'uomo.
- Il nostro concetto di morte è sbagliato. Leghiamo troppo la morte alla paura, al dolore, alla tenebra, al nero: esattamente il contrario di quello che succedere nella natura in cui il sole muore ogni giorno in una gioiosa esplosione di luci, in cui le piante d'autunno muoiono al meglio di sé, con una grandiosa esuberanza di colori. Dovremmo forse dirci, alla maniera dei Teduray, che moriamo solo quando abbiamo deciso noi, o dovremmo, alla maniera dei tibetani, considerare la morte on come il contrario della vita, ma semplicemente come l'altra faccia della nascita, come una porta che, vista da una parte, è l'ingresso, dall'altra è l'uscita.
- Cambiare è una delle cose più difficili da fare. Il cambiamento ci fa paura e nessuno vuole davvero correggere il proprio modio di vivere. Per questo siamo più favorevoli alla terapia oggettiva; per questo preferiamo curarci l'asma con l'aerosol, l'allergia con gli antistaminici e il mal di testa con l'aspirina. Questo è molto più facile, e molto più sbrigativo, che mettersi a capire che cosa provoca in noi questi malanni. Se scoprissimo poi che sono dovuti all'abitare in una casa che ci è poco congeniale, alla compagnia di gente insulsa, al mangiare cose sbagliate e al fare un lavoro privo di significato, saremmo disposti a cambiare?
Il conte di Montecristo, Alexandre Dumas
- [..] imparare non è sapere; ci sono gli eruditi e i sapienti: è la memoria a fare i primi, ma è la filosofia che fa i secondi.
Il labirinto degli spiriti, Carlos Ruiz Zafón
- Amico Daniel, Dio, o chi in sua assenza ricopre l’incarico, ha voluto che sia più facile essere padre e mettere al mondo una creatura che ottenere la patente di guida. Una tanto infausta circostanza si traduce nel fatto che un esorbitante numero di cretini, zotici e balordi si ritengano autorizzati a procreare e, sfoggiando la medaglia della paternità, rovinino per sempre le sfortunate creature che per loro vergogna generano.