K. aveva indossato la maschera delle circostanze che avevano portato alla sua identità tanto da non riuscire più a distinguere cose avesse creato lei e cose le fosse stato imposto. Se la nostra è libertà d’autodeterminarci, quale libertà abbiamo da questa libertà? Possiamo riconoscerci nelle circostanze che non abbiamo scelto ed operare come fossero nostre, metterci una maschera e non sapere davvero se dietro vi sia un volto vero o no. Siamo le circostanze che ci hanno prodotto, in quanto ci riconosciamo in esse e perpetuiamo azioni che pensiamo possano rinsaldare questo riconoscimento. Non c’è maschera e non c’è mascherato; solo autoritratti fatti da altri al nostro posto. Ognuno dipinge il volto dell’altro e vede dipingersi il proprio.
Dovevo andare in vacanza, non so bene con chi o quale fosse la meta, ma dovevo e volevo andare in vacanza, per cui mi son messa all’opera per organizzare il viaggio. In quel piano non esistevano gli aerei per cui il viaggio sarebbe stato più complicato del solito. Per di più non andavo in vacanza da sola, ma ci portavo diverse persone che conoscevo, a turno, una o due alla volta e facevo da spola tra il principio e la meta. Inizialmente dovevo scalare una montagna, alta e dai boschi verdissimi. La cima non era irta, ma si apriva in una radura lussureggiante, al cui centro era stata eretta una torre d’acciaio, dalla cui vetta partivano due funi. Queste si perdevano nella nebbia sospesa sopra una vasta distesa d’acqua, non saprei dire se fosse di un mare o di un lago. Alle funi erano collegate delle piccole panchine sulle quali le persone potevano essere condotte alla terra in cui avrei trascorso la vacanza e ri trasportate indietro. Non erano dritte le funi di questa improvvisata seggiovia. La prima aveva una curva rivolta verso il basso e nel tratto centrale della traversata le persone venivano immerse nell’acqua fino alla vita. La seconda fune, che doveva ricondurre alla montagna curvava invece verso l’alto e le persone venivano portate nel mezzo della nebbia. La torre d’acciaio a cui arrivavano le persone al di là della distesa d’acqua era posta in un deserto di sabbia vastissimo. Era il luogo delle persone dimenticate, nel quale io portavo i miei accompagnatori. Ho fatto molti giri e trasportato molte persone. L’ultima era un bambino di 8 o 9 anni, biondo, che non diceva una sola parola(mentre gli altri accompagnatori sembravano avere tutti una fretta matta di dirti cosa gli era successo e perché avrei dovuto portarli alla montagna). IL bambino non la smetteva di guardarmi con aria seria e continuava a fare e disfare nodi sulle sue gambe con un cordicino le cui estremità erano attaccate.
In uno studio poco illuminato un vecchio signore ed una giovane donna sono seduti su due sedie di legno antico ai due lati della stanza davanti alle librerie che aderiscono alle pareti, cariche di libri e tomi di tutte le fattezze e dimensioni. Lui legge un libro antico e polveroso e con una matita copia alcuni appunti su di un quadernino di vecchia pergamena; lei è intenta a ricopiare su di un piccolo taccuino alcune note. Una voce fuori campo descrive la situazione. Siamo alla fine del 1800. Un anziano professore scopre che l’unico modo per trovare l’ottava nota è di cercarla nei recessi più profondi del mondo onirico, che, notoriamente, occupa un sostrato comune alla base di ogni sogno. Dopo anni di studi il professore ha ideato un accesso privilegiato a questo mondo, in grado di mantenere attiva la coscienza al di là della soglia e di studiare i comportamenti della sua popolazione e delle sue regole. Queste sono astutamente conservate dagli abitanti della dimensione onirica come tesori di grande valore, e solo con fatica e determinazione il professore è riuscito a scoprirne alcune. La loro importanza è pari alla loro bizzarria e, mentre gli esseri che entrano nel piano onirico durante il sonno ne sono perfettamente a conoscenza e agiscono automaticamente rispettandole, quelli che cercano di entrarvi tramite la via cosciente devono faticare per conoscerle e per rispettarle senza infastidire o insultare le popolazioni locali.
Non tutto quel ch'è oro brilla, Né gli erranti sono perduti; Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza, Le radici profonde non gelano. Dalle ceneri rinascerà un fuoco, L'ombra sprigionerà una scintilla; Nuova sarà la lama ora rotta, E re quel ch'è senza corona.
All that is gold does not glitter, Not all those who wander are lost; The old that is strong does not wither, Deep roots are not reached by the frost. From the ashes a fire shall be woken, A light from the shadows shall spring; Renewed shall be Blade that was Broken, The crownless again shall be king.
He's all right. He's an engineer. Wu's the same. They're both technicians. They don't have intelligence. They have what I call 'thintelligence.' They see the immediate situation. They think narrowly and they call it 'being focused.' They don't see the surround. They don't see the consequences. That's how you get an island like this. From thintelligent thinking. Because you cannot make an animal and not expect it to act alive. To be unpredictable. To escape. But they don't see that." "Don't you think it's just human nature?" Ellie said. "God, no," Malcolm said. "That's like saying scrambled eggs and bacon for breakfast is human nature. It's nothing of the sort. It's uniquely Western training, and much of the rest of the world is nauseated by the thought of it." He winced in pain. "The morphine's making me philosophical." "You want some water?" "No. I'll tell you the problem with engineers and scientists. Scientists have an elaborate line of bullshit about how they are seeking to know the truth about nature. Which is true, but that's not what drives them. Nobody is driven by abstractions like 'seeking truth.' "Scientists are actually preoccupied with accomplishment. So they are focused on whether they can do something. They never stop to ask if they should do something. They conveniently define such considerations as pointless. If they don't do it, someone else will. Discovery, they believe, is inevitable. So they just try to do it first. That's the game in science. Even pure scientific discovery is an aggressive, penetrative act. It takes big equipment, and it literally changes the world afterward. Particle accelerators sear the land, and leave radioactive byproducts. Astronauts leave trash on the moon. There is always some proof that scientists were there, making their discoveries. Discovery is always a rape of the natural world. Always.
Most kinds of power require a substantial sacrifice by whoever wants the power. There is an apprenticeship, a discipline lasting many years. Whatever kind of power you want. President of the company. Black belt in karate. Spiritual guru. Whatever it is you seek, you have to put in the time, the practice, the effort. You must give up a lot to get it. It has to be very important to you. And once you have attained it, it is your power. It can't be given away: it resides in you. It is literally the result of your discipline.
Ian Malcolm Jurassic Park
Film che avevo sul pc prima che lo rallentassero alla grande Lucky number seven Beetlejuice Birdman Cloud Atlas Fight Club I love radio rock Interstellar Invito a cena con delitto Kinsey Megamind Midnight in paris Moonrise kingdom Now you see me Pitch Black Tangled The naked gun (tutti e tre) The danjeeling Limited The Royal Tenenbaums Veronica Mars Zombieland Un pesce di nome Wanda La pantera rosa sfida l’ispettore Cluseau Fratello dove sei Only Lovers Left alive Up Zizek!
Non vivere nel passato. Non vivere nel futuro. Cosa che non avevo nel passato. Che ho adesso. - una laurea triennale - un’esperienza erasmus (una basica conoscenza dell’inglese) - relax per quanto riguarda persone inglesi o eventi e testi in inglese - amici dottorandi - pochi amici studenti - il tu ad alcuni professori - una tesi di almeno 100 pagine da scrivere - lezioni di logica da preparare - le chiavi del cpl - segni chiari che posso continuare - un settore di specializzazione - attacchi di panico frequenti - il rispetto da “hai potenzialità per fare" Cosa che non ho ancora nel futuro. Che non ho e non è sicuro che avrò. - una laurea specialistica - testi che hanno letto altre persone in dipartimento o fuori - il posto da candidato al dottorato - il rispetto da “hai fatto” - amicizia con alcuni professori - la preparazione da “improvvisazione”
Something about me Movies. And cinemas. Music. Any kind To draw. Mostly portraits but also basic expressions, nervous tensions and beauty. Books. Any kind of novel, plus philosophical essays. Philosophy. In any form. Except for phenomenology. Ironic/comic television series Swimming. Now and then. Puzzle. I love them: the more difficult, the better.
The soul is filtering from the cave. The thunder is claiming the ground, but the birds keep flying. No one is safe, no one is saved.
“The more we learn about the world, and the deeper our learning, the more conscious, specific, and articulate will be our knowledge of what we do not know, our knowledge of our ignorance.1 —Karl Popper”
Estratto di: Noson S. Yanofsky. “Outer Limits of Reason.” The MIT Press. iBooks. Il materiale potrebbe essere protetto da copyright.
Spellman and Schnall 2009 Queen's Law Journal 117, p. 118