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-in grassetto i film che consiglio / che amo
-(fra parentesi i film che non ho visto per intero)
-col + i film che avevo già visto

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  • Golem - 1927 (Suzanne Andrade) Una delle poche critiche divertenti alla modernità fatta di libertà imposte da Amazon, Apple e gli altri. Adorabili gli attori, W gli Annie & the Underdog, favolosa la canzone sulla tv che ci propina tragedie e mentecatti di cui piangere. Metafora perfetta l'evoluzione del Golem: il modo in cui ci manipola la pubblicità, la sua pervasività, il rischio della delega. Divertenti tutti i siparietti, compresi gli informatici che parlano in 00100. Bella la gestione dello spazio, la band dal vivo, l'interagire con la proiezione dei disegni (il Golem è solo proiettato, ma incredibilmente presente).
  • L'avaro - Moliere (Jurji Ferrini) Questo Ferrini è un genio, è quello che ci si aspetta dal teatro con qualche guizzo di genio e tanta bravura. Fossero tutti capaci a non strafare e a gestire così i tempi comici. Molto molto bravi tutti.
  • L'albergo del libero scambio - Feydeau (Marco Lorenzi) Ho riso, e io a teatro non rido mai. Ben riuscita la trasposizione dell'opera al presente, divertenti buona parte delle trovate e poi beh, tutto quello che riesce a criticare ed evidenziare l'ipocrisia è benvenuto. Ma soprattutto è benvenuta questa cosa di riuscire a rendere esilarante un'attrice inespressiva.
  • Fedra - Seneca (Andrea De Rosa) Ben fatto. Breve, incisivo. Bella la rimaneggiatura dei personaggi, la doppia scena nel cubo di plexiglass. Riuscita Anna Coppola come Afrodite.
  • Pride - Campbell (Luca Zingaretti) Bello, divertente, interessante, necessario. Recitato in maniera magistrale e con un testo interessante, con personaggi ben sfaccettati di cui i più deboli (da copione) son proprio quelli interpretati da Zingaretti. Nonostante tutti questi pregi io l'ho trovato poco coinvolgente, forse perchè conosco certi meccanismi che mi sono quindi parsi artefatti
  • Swan Lake Reloaded (Rydman) Che pugno nello stomaco. La musica straziante del lago dei cigni mentre prostitute eroinomani vengono costrette alla vetrina è praticamente insostenibile. L'adattamento ha un che di geniale. Rothbart è un Martin Jonsson pazzesco ma tutti gli altri ballerini non mi hanno convinto granchè, si salva giusto Kevin Foo perchè sembra un Atreyu cresciuto. In generale comunque bella l'idea ma abbasso i balli che non reggono mai il confronto con un bel dialogo.
  • I Vicini (Paravidino) Ha qualche guizzo inaspettato, è coinvolgente ed emozionante anche se un po' troppo sopra la righe gli attori, soprattutto lui un po' troppo Woody Allen. La costruzione della trama fa un po' acqua verso la fine quando comincia ad avvitarsi su se stessa ma la fine in se è coinvincente.
  • Il Gabbiano - Cechov (Ostermeier) Una mosca chiusa in un barattolo (di marmellata? di merda?) compiaciuta e terrorizzata della propria situazione. La solita critica al teatro che deve rinnovarsi e finisce per far rimpiangere rappresentazioni classiche. Tecnica Meisner e monologhi (improvvisati?) fuori tema, battute saltate o aggiunte (uno strazio quando segui uno spettacolo recitato in francese e sovratitolato in italiano). E poi la danza di quello che non voglio essere ma in cui sono imprigionato: la blanda critica socio-politica interloquendo col pubblico, invadere la platea, fissare il pubblico in silenzio, la performance alla Nitsch, Houellebecq, il Cechov meccanico, versioni simil-unplugged di Bowie e Velvet Undeground. 2.45 partite bene ma passate senza lasciare molto.
  • Euridice e Orfeo (Parrella) Spettacolo molto cupo, funereo e angosciante. Interessante la piega della riscrittura con Euridice che si lascia morire per far ricominciare a vivere Orfeo, bella la messa in scena (il volteggiare dei vestiti) e incredibile la gestualità e presenza scenica di Eleonora Montagnana. Insopportabile invece Federica Frasassi nel ruolo di Euridice, leziosa e goffa. Il testo di Valeria Parrella è assolutamente ininfluente, inseguibile la maggior parte del tempo rimane una cantilena sullo sfondo. Tutta l'arte è una metafora sulla morte, questo è una metafora senza metafora, cioè uno zero.
  • La Morte di Danton - Buchner (Martone) Uno spettacolo di 3 ore pieno di monologhi inutili (Settembre - Perchè Dio non esiste - Tribunale primo atto ecc,ecc..) e totalmente incentrato sulla rivoluzione francese. Possiamo dire che è attualissimo e che comunque i politici e le trame di potere e l'arringare la folla ma davvero, parla solo della Rivoluzione Francese ed in un modo nauseantemente particolareggiato. Belle le scene, favoloso il sipario quando musicato, la disinvoltura dell'attrice che recita nuda, forte l'espediente degli altoparlanti per sentirsi parte della folla, magnifici i due monologhi di Robespierre. Il resto faticoso.
nov 4 2015 ∞
may 18 2016 +