- Smith % Wesson - Baricco (Gabriele Vacis) Ho letto il libro di Baricco e l'ho trovato interessante, così a teatro poteva stupirmi al massimo la regia... e così è stato. Molto bello il cubo sospeso. Balasso a me non convince, si vede sempre tantissimo che sta recitando. E dio, dopo il teatro che diventa botte io il monolgo della Higgins e l'ultimo dialogo messicano li avrei tagliati senza pensarci due volte. Un po' lunghetto anche l'enunciazione di tutti i 21 giugno. Bello, quasi eccezionale.
- Misura per misura - Shakespeare (Jurji Ferrini) Shakespeare in un testo non particolarmente geniale, Ferrini in una messa in scena semplice che non aggiunge molto al testo. Lo modernizza, e meno male, che altrimenti sarebbe stato troppo confuso e anche piuttosto ridicolo (giusto alla liceale con gli occhiali può piacere Shakespeare in costume). Condivisibile e tutto, però insomma patti non onorati e persone che si fingono altre per tre ore... Belli i dialoghi finali, da tagliare un paio delle burle iniziali
- Casa di bambola - Ibsen (Andrée Ruth Shammah) Gran testo sfinente nella sua lunghezza. Timi è bravo, c'è poco da fare... e gli altri attori alla Feydau mi son piaciuti. Alle donne io avrei lasciato più spazio per i conflitti e l'interpretazione personale, la Nora di Marina Rocco non ha difetti ma per mio gusto all'inizio è troppo farsa e alla fine è troppo crisi isterica. Ottima la limitata riscrittura del testo.
- Il nome della rosa
- Il giardino dei ciliegi - Cechov (Valter Malosti) Questi russi si appassionano solo alle classi sociali, e la messa in scena vaudeville con Balasso e Aldo, Giovanni e Giacomo a me più che altro annoia. Nessuna idea, tutto piuttosto gratuito. Vicende veramente sciape e dialoghi senza guizzi. É Cechov, non è un brutto spettacolo ma è subito svanito. Mi ricorderò solo il modo in cui muoveva le braccia Eva Robins e di lui quando compra il giardino.
- Natale in casa Cupiello - De Filippo (Latella) A me idealmente piace Latella e sono rimasta impressionata da questo testo che è modernissimo e cattivo e divertente. Lo spettacolo è stato un po' uno strazio però, tutto troppo tirato in lungo soprattutto l'inizio e la fine.
- Spirito Allegro - Noel Coward (Fabio Grossi) Commediula garbata, Leo Gullotta che mi riesce inaspettatamente simpatico. Kitch volontario ma senza niente di entusiasmante. Seconda metà di testo sottotono. Notevole Betti Pedrazzi.
- Sogno d'autunno - Jon Fosse (Valerio Binasco) Una doppia gatta appesa ai maroni dall'inizio alla fine, perlomeno alla fine succede qualcosa però. Piuttosto bravi gli attori esclusi i protagonisti. Trama che non so che cazzo volesse dire: che dobbiamo accettare le conseguenze della nostra felicità? che niente è giusto? Messa in scena non del tutto soddisfacente, se già dovevamo fare quest'ode alla morte io avrei fatto le luci molto più pacchiane.
oct 26 2016 ∞
jun 22 2017 +